Lesioni midollo spinale - professioneinfermiere

Vai ai contenuti

Menu principale:

Lesioni midollo spinale

I vostri elaborati > Casi clinici 5

Caso clinico 46: Lesioni midollo spinale
Definizione
La lesione midollo spinale è una lesione traumatica del midollo spinale che può variare da una lieve concussione midollare con transitorio intorpidimento ad una tetraplegia immediata e completa. Le localizzazioni più comuni sono le aree cervicali C5,C6, e C7 e la giunzione delle vertebre toraciche e lombari, T12 e L1. La lesione del midollo spinale può determinare una perdita di funzione al di sotto del livello della lesione. Per la lesione del midollo spinale sono necessarie cure globali e specializzate. Una lesione del midollo spinale può essere causata da trauma, disturbi vascolari, episodi infettivi, tumori ed altre lesioni.

Diagnosi infermieristiche prioritarie:

1.Compromissione della mobilità correlata al deficit motorio e sensitivo
2.Liberazione inefficace delle vie aeree correlata a debolezza dei muscoli intercostali
3.Disturbo della percezione sensoriale correlato al deficit motorio e sensitivo
4.Rischio di compromissione dell’integrità cutanea correlato all’immobilità e alla perdita di sensibilità
5.Stipsi correlata all’atonia intestinale dovuta alla disfunzione del sistema nervoso autonomo
6.Dolore acuto e mancanza  di confort correlati al trattamento dell’immobilità prolungata
Diagnosi infermieristica: Compromissione della mobilità correlata al deficit motorio e sensitivo
Priorità assistenziale: assicurare al paziente una discreta mobilità, nel limite delle sue capacità
Obiettivo infermieristico: L’infermiere gestirà e ridurrà al minimo la compromissione della mobilità
Indicatori di risultato:
-entro la prima settimana di ricovero il paziente :
-effettuerà esercizi passivi delle braccia e delle gambe
-durante l’attività fisica proverà meno dolore possibile
-presenterà segni di miglioramento
Interventi:
-garantire l’esecuzione passiva di movimenti di braccia e gambe, ogni due ore e secondo le necessità. Documentare la tolleranza del paziente (l’esecuzione della più ampia gamma di movimenti previene le contratture, favorisce la circolazione ed un senso di benessere)
-promuovere la cura di sé per quanto possibile ( la cura di sé aumenta il livello di attività del paziente e promuove un senso di controllo dell’ambiente circostante)
-posizionare le parti del corpo in allineamento anatomico e funzionale. Documentare le proprie azioni ( l’ allineamento anatomico funzionale impedisce la formazione di contratture e favorisce il ritorno ad una normale attività)
Problemi collaborativi principali:
1.Complicanza potenziale di Trombosi venosa profonda
2.Complicanza potenziale di Ipotensione ortostatica
3.Complicanza potenziale di Disriflessia autonomica (drammatica emergenza caratterizzata da un’esagerata risposta del sistema nervoso autonomo nei confronti di stimoli innocui per le persone sane. Questa sindrome è caratterizzata da cefalea pulsante,sudorazione, nausea, bradicardia ecc, si manifesta nei soggetti con lesione spinale a livello T6 e superiore dopo che si risolve lo shock spinale)
4.Complicanza potenziale di Fratture lussazioni
5.Complicanza potenziale di Cardiovascolari
6.Complicanza potenziale di Ipossiemia Atelettasia e polmonite
7.Complicanza potenziale di Ileo paralitico
8.Complicanza potenziale di Squilibrio elettrolitico
9.Complicanza potenziale di Ritenzione urinaria
10.Complicanza potenziale di Pielonefrite
11.Complicanza potenziale di Insufficienza renale
12.Complicanza potenziale di Sanguinamento gastrointestinale
13.Complicanza potenziale di Ossificazione eterotopica
Problema collaborativo: Complicanza potenziale di Trombosi venosa profonda
Priorità assistenziale: prevenire e rilevare prontamente i segni di stasi e di trombosi venosa profonda
Obiettivo infermieristico: L’infermiere gestirà e ridurrà al minimo il rischio di insorgenza di trombosi venosa profonda
Indicatori di risultato:
-Per tutto il periodo di ricovero il paziente non mostrerà segni e sintomi di trombosi venosa profonda
Interventi:
-monitorizzare l’assistito per un’eventuale comparsa di sintomi di trombosi venosa profonda  ed embolia polmonare quali: dolore toracico, mancanza di respiro, modifiche nei valori emogasanalitici arteriosi
(questi segni e sintomi devono essere subito riferiti al medico in modo da intervenire prontamente)
-La circonferenza delle cosce e dei polpacci deve essere misurata e registrata ogni giorno
(questo dà la possibilità di accorgersi prontamente di un aumento significativo e perciò di dare la possibilità al medico di eseguire ulteriori indagini diagnostiche)
-La terapia anticoagulante deve essere iniziata il prima possibile, la somministrazione di eparina a basso peso molecolare viene poi seguita dalla terapia anticoagulante orale a lungo termine
(la terapia anticoagulante ha valore preventivo e per questo deve essere somministrata il prima possibile)
-Attuare provvedimenti aggiuntivi come ad esempio la serie di esercizi di ampliamento dell’escursione dei movimenti, le calze elastiche
(La stasi e l’immobilità sono causa di un maggior rischio di trombosi degli arti inferiori e embolia polmonare)
Piano di dimissione:
-Stabilire i traguardi funzionali a breve e lungo termine
-Aiutare il paziente ad attuare modificazioni che sono necessarie per la sua casa, e ad ottenere assistenza finanziaria per le modificazioni dell’ambiente
-Coordinare gli sforzi riabilitativi per assicurare un supporto sociale, la condotta del trattamento farmacologico, e il monitoraggio delle complicanze a lungo termine
-Insegnare la gestione dell’intestino e le metodiche per l’eliminazione dell’urina al paziente ed a chi lo assiste, per assicurare la continuità
-Insegnare la gestione dei mezzi di trazione e immobilizzazione
-Ricorrere all’aiuto di terapisti occupazionali, fisioterapisti, terapisti professionali ed altri specialisti

 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu