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Frattura femore esposta

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Frattura femore esposta in trazione
1-breve e concisa definizione della patologia.
Per frattura si intende una rottura o una soluzione di continuo della struttura dell’osso, dovute ad una forza esterna maggiore di quella sostenibile dall’osso stesso. Quando la frattura è scomposta, possono essere danneggiate anche le strutture circostanti (muscoli, tendini, nervi e vasi). La maggior parte delle fratture sono conseguenti ad eventi traumatici. In caso di ossa indebolite da eccessiva demineralizzazione, si può incorrere in fratture patologiche anche in assenza di trauma.
Una frattura esposta è di solito conseguenza di traumatismi con alta energia o di ferite penetranti. In questi casi in seguito al trauma i tronconi dell’osso hanno lacerato i tessuti e sono esposti all’ambiente esterno, con un elevato rischio di sviluppare infezione.
Le fratture del femore, in alcune situazioni, sono responsabili di disabilità permanente, in quanto i muscoli della coscia tendono a tirare fuori luogo i frammenti ossei e questi possono riunirsi in posizione errata causando, quindi, la disabilità. Per evitare questo problema, il paziente soggetto a frattura del femore, dovrà essere messo "in trazione", in modo che i frammenti rimangano allineati nella giusta posizione. La trazione può essere applicata per via cutanea o transcheletrica, e può essere sufficiente al riallineamento dei monconi, o applicata e mantenuta in attesa di intervento di sintesi.

3 diagnosi infermieristiche
1) Dolore correlato a trauma e spasmi muscolari
2) Rischio elevato di compromissione dell’integrità tissutale, correlato a immobilità, secondaria a restrizioni di posizione (posizione obbligata per trazione)
3) Deficit nella cura di sé (alimentazione, igiene personale, eliminazione) correlato a limitazione dei movimenti secondaria a strumento di trazione.

3 problemi collaborativi
1) Complicanza potenziale di osteomielite
2) Complicanza potenziale di embolia gassosa
3) Complicanza potenziale di sindrome compartimentale.

Sviluppo diagnosi infermieristica

2) Rischio elevato di compromissione dell’integrità tissutale, correlato a immobilità, secondaria a restrizioni di posizione (posizione obbligata per trazione)
Obiettivo infermieristico: mantenere l’integrità tissutale, favorendo la circolazione nei tessuti interessati (più sottoposti a compressione), e mantenendo un adeguato apporto idrico e nutrizionale nel paziente.
Indicatore di risultato: la cute del paziente si manterrà integra anche nelle zone più interessate, non compariranno eritemi e la riperfusione dopo digitopressione sarà rapida.
Interventi
Valutare, al momento del ricovero e periodicamente durante la degenza, il rischio di sviluppare lesioni da compressione. (È indispensabile conoscere il livello di rischio del paziente per mettere in atto le tecniche preventive più adeguate).
Igiene, valutazione e idratazione cutanea:
mantenere la cute del pz sempre pulita e asciutta; eseguire quotidianamente la pulizia completa del pz e tutte le volte che necessiti di igiene totale e parziale (la presenza di umidità e l’incontinenza sono strettamente legate alla comparsa di LDD)
utilizzare saponi a pH neutro per l’igiene del pz; sciacquare bene con acqua pulita la pelle del pz prima di asciugarla (saponi a pH diverso da quello della pelle ostacolano la crescita della flora batterica abituale e favoriscono lo sviluppo di batteri opportunisti, i residui di sapone causano secchezza della cute e screpolature)
durante l’igiene valutare attentamente lo stato della cute: colore, umidità, temperatura, turgidità e struttura (per individuare precocemente ogni alterazione e avviare subito misure correttive)
massaggiare delicatamente i punti di appoggio con crema idratante, se non sono presenti lesioni o eritemi (si favorisce la circolazione nella zona, se sono presenti lesioni il massaggio provoca la rottura dei capillari adiacenti già danneggiati)
applicare creme oleose (vaselina, pasta Fissan…) nelle zone sottoposte a maggior pressione e umidità.
Fornire al paziente una dieta ipercalorica e iperproteica, seguendo l’indicazione medica (uno stato nutrizionale insufficiente rende più vulnerabili i tessuti all’effetto della pressione)
Garantire il massimo apporto idrico concesso dallo stato del pz, seguendo l’indicazione medica (la disidratazione corporea e cutanea favorisce la comparsa di screpolature e la rottura dell’epidermide)

sviluppo primo problema collaborativo
1) Complicanza potenziale di osteomielite
Obiettivo: ridurre al minimo l’insorgenza di osteomielite
Indicatore di risultato: il paziente non andrà incontro a processi infettivi, non presenterà dolore osseo localizzato, febbre o stato settico; l’osso interessato non presenterà alterazioni radiografiche (edema dei tessuti molli, tumefazione del periostio).
Interventi:
 monitorare per rilevare segni e sintomi di processo infettivo in atto: aumento della temperatura, brividi, malessere, dolore osseo localizzato, edema della ferita, conta dei globuli bianchi elevata (con l’evento traumatico e l’esposizione dei focolai di frattura, è altamente probabile l’ingresso di microrganismi nell’organismo. I patogeni circolanti stimolano i meccanismi di difesa: vengono rilasciati globuli bianchi per distruggere alcuni patogeni, mentre altri saranno inattivati con l’aumento della temperatura).
 Somministrare, dietro prescrizione medica, terapia antitetanica.
 Adottare, nella medicazione della ferita, misure idonee alla prevenzione di infezioni.
 Valutare con il medico la necessità di una pulizia chirurgica (per eliminare i microrganismi presenti sulla superficie della ferita, va eseguita entro e non oltre le 6 ore dalla produzione della lesione).

piano di dimissione
Al momento della dimissione si indirizzerà il paziente ad un centro fisioterapico che lo seguirà durante il periodo riabilitativo: gli obiettivi saranno quelli di un recupero funzionale, che dovrà raggiungere il livello massimo consentito dal quadro clinico, l’età e le patologie pregresse del paziente.
Si daranno informazioni al paziente sulla terapia farmacologica prescritta, le funzioni dei farmaci, le modalità, i tempi e la dosi di assunzione.
Si spiegherà al paziente l’importanza di lavorare sulla prevenzione dell’osteoporosi (fattore favorente la frattura), con misure di prevenzione primaria e secondaria.
Prevenzione primaria: si consiglierà una dieta ricca di calcio e Vit D (prodotti lattiero-caseari, uova e pesce), l’esposizione al sole e una regolare attività fisica, scelta tra quelle più adatte all’età del paziente.
Prevenzione secondaria: si consiglieranno esercizi fisici e una corretta igiene posturale, un’integrazione farmacologica di Ca e Vit D.
Soprattutto in caso di paziente anziano, si valuterà la sicurezza ambientale in cui il paziente andrà a vivere, suddividendo i fattori di rischio di cadute in fattori estrinseci (presenza di fili o cavi elettrici, disordine, illuminazione inadeguata, tappeti, scarpe inadatte, scale, soglie rialzate, ecc…), e fattori intrinseci (età del paziente, uso di farmaci, turbe cognitive).


 
 
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